La Bellezza dei nonni
“Mio nonno era solito dire: 'Prova a fare le cose un po' più piano e io
andrò più veloce'.”
TOON HERMANS
L'unica cura per l'acne giovanile è la vecchiaia.
TOTO’
Non dobbiamo stimare come più felice il giovane, ma il vecchio che ha
vissuto bene. Perché il giovane nella pienezza delle sue forze è spesso confuso
e sviato dal vento della fortuna; ma il vecchio che si è ancorato nella
vecchiaia come in un porto, tiene ormai saldi nella sicura custodia della
gratitudine i beni che prima aveva scarsa fiducia di ottenere.
EPICURO
Vorrei dedicare questo mio nuovo
articolo a quella fascia di persone che, anagraficamente, si trova nell’età
della sapiente e incantevole maturità: i nostri adorabili anziani.
Queste riflessioni nascono in me, non solo per il mio profondo senso di
gratitudine e di ammirazione nei confronti delle persone anziane, ma anche in
seguito alle mie frequenti visite presso la Casa dell’Anziano “Villa Giovanni
XXIII” di Bitonto (BA) al mio bellissimo nonnino di 93 anni che, in quel luogo
di accoglienza e di cure, condivide con altri coetanei, momenti di convivio, di
allegria, di formazione, di svago e di tante altre lodevoli iniziative
realizzate da staff di medici, psicologi, volontari, associazioni religiose e
tanti tanti bambini provenienti da scuole del territorio locale, che
periodicamente si recano in quel luogo a cantare canti natalizi, portare
regali, donare momenti di serenità attraverso spettacoli o festicciole diverse
a seconda delle occasioni.
Mi piace frequentare questo
posto, sedermi con tanti dolcissimi nonni e nonne che, d’improvviso, mi considerano una loro nipote e iniziano a
raccontarmi della loro vita passata, della loro gioventù, di aneddoti o storie
appartenenti ad un tempo storico lontano da noi e, per questo, affascinante. Mi
piace fare loro domande, chiedere se sanno in che mese ci troviamo, e scoprire
che la scansione temporale è l’ultima delle loro preoccupazioni. Mi diverte incuriosirli
mostrando loro il mio cellulare e come esso sia capace di fotografare o di
riprodurre brani musicali o filmati dinanzi ai quali, essi si meravigliano come
bambini o fanno battute in vernacolo sottolineando che ai tempi loro non
avevano nemmeno i soldi per comprare il pane.
Mi piace offrire loro il caffè
alla macchinetta automatica che, ai loro occhi, è un’invenzione straordinaria
e, alle volte, mi chiedono di poter spingere personalmente i pulsanti di quel
giochino ridendo quando spunta improvvisamente il bicchiere di plastica in
“vetrina”.
E’ sempre un’esperienza
emozionante trascorrere del tempo tra loro, ma, l’ultima volta che ci sono
stata, l’emozione della gioia si è trasformata in grande commozione. Ho sentito
parlare mio nonno con il suo amico di stanza, un altro vecchino sempre
sorridente di dieci anni più “giovane” . Ho sentito proprio quest’ultimo dire a
mio nonno: “ Andò (Antonio) ogni notte io mi sveglio e mi avvicino al tuo letto
per vedere se respiri. Io ci tengo a te, tu sei il mio amico e devi vivere
almeno altri 20 anni perché dobbiamo rimanere amici ancora per molto tempo!”
Naturalmente tutto in dialetto bitontino stretto che tanto è simpatico
all’ascolto per la sua musicalità e per il ritmo “molleggiante”. E mentre pronunciava queste
parole, gli occhi gli son divenuti lucidi. Così, mio nonno per rincuorarlo e
farlo sorridere, gli ha risposto: “Non
ti garantisco proprio 20 anni, non sia mai! Ma un’altra decina sì!” (sempre in
dialetto stretto ed “elastico”). Così siamo scoppiati tutti in una fragorosa
risata.
Un’altra meravigliosa scena cui
ho avuto il piacere di assistere in quella casa dell’anziano, è stata una
seduta di PET TERAPY grazie ad un ammirevole volontario e alla sua meravigliosa
cagnolina Bianca (bianca di nome e di colore). Le mani grinzose e spigolose,
quasi del tutto irrigidite dall’artrite di quei dolci vecchini, erano percepite dalla
cagnolina come le mani più morbide del mondo, alla stregua di quelle di un fanciullo,
e lei ricambiava quelle carezze un po’ “tese”, con slinguazzate generose sulle
loro nocche e sui loro palmi. Bacetti canini, insomma. Tenerezza insomma.
Amore.
Allora ho riflettuto a lungo su
quanto ho visto. I nostri amorevoli nonni,
che lo siano davvero o meno, ci insegnano ogni giorno qualcosa. Lo hanno
fatto da quando siamo nati, con i loro giochi, le loro storielle, i sorrisi
generosi e disinteressati donati all’unico scopo di arricchirci di vita.
Non riusciremo mai a sdebitarci
con loro per tutto il BENE che ci hanno voluto e che ci vorranno per sempre.
Nessuna canzone, nessuna poesia, nessuna dedica sarà mai sufficiente ad
eguagliare le loro parole di puro e semplice, diretto e avveduto, penetrante e
vincente AMORE per noi giovani.
Allora cerchiamo di stare accanto
a loro quanto più possiamo, tenendo nelle nostre, le loro mani smagrite ma
foriere di forza inesauribile, carezzando le loro guance grinzose ma ancora
piene di voglia di sorriderci, parlando con loro anche quando ci apparirà di
non capire a fondo quello che dicono, leggendo i loro occhi anche quando
sembreranno fari fiochii o luci scolorite dall’opacità delle loro cataratte. Regaliamo
loro anche i nostri silenzi, quelli fisici, quelli riempiti dalla nostra vicinanza
corporea.
Concludo questo articolo con
alcuni versi di chi, prima di noi, ha trovato parole poetiche che potessero
celebrare la grandezza e l’immensità dei
nonni.
Nonno e nipotino
Passan sul prato nonno e nipotino.
Il nonno è vecchio, il bimbo è piccolino:
il bimbo è biondo, il nonno è tutto bianco,
il bimbo è dritto, il nonno è curvo e stanco.
Passan sul prato dandosi la mano.
Il nonno dice: “Presto andrò lontano,
molto lontano e più non tornerò…”
E il bimbo: “Nonno mio, ti scriverò”.
L. Schwarz
La nonna
D’inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume, accanto al tavolino.
Io imparavo la storia sacra in fretta
e poi m’accoccolavo a te vicino
per sentir narrar la favoletta
del Drago Azzurro e del Guerrier Moschino.
E quando il sonno proprio mi vinceva
m’accompagnavi fino alla mia stanza
e m’addormivi al suono dei tuoi baci.
Agli occhi chiusi allor mi sorrideva
in mezzo ai fiori una gioconda danza
di sonni dolci, splendidi e fugaci.
G. D’Annunzio
Infine, mi piacerebbe congedarmi
condividendo con voi, un breve passo tratto dal mio neonato romanzo “Sinestesie”,
in cui rifletto sull’Amore tra due anziani, che sempre ci insegnano a vivere l’Amore
come fuoco inestinguibile e, soprattutto, intaccabile dal tempo che avanza.
Superate le insicurezze giovanili, l’amore maturo diventa più profondo
e più sereno. Nelle mani smagrite della donna e nel suo viso solcato di rughe sono
incise indelebili poesie d’amore per quel marito che, standole sempre accanto,
ha ancora voglia di leggere quei versi. Chissà quante storie potrebbero
raccontarmi se glielo chiedessi. Ma preferisco assistere al loro silenzio
d’amore. Un’immensa tenerezza fuoriesce da quelle sagome non più tenere. La liquidità
degli amori immaturi nulla può contro la solidità di un amore come il loro. Con
la vecchiaia l’amore non invecchia. Diventa solo un po’ brizzolato.
Mara Tribuzio
fonti: i miei nonni
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