Il Maestro di Francesco Carofiglio - recensione
Una scrittura elegante e
discreta, quella di Francesco Carofiglio ne “Il Maestro”(Edizioni Piemme), uno
sfiorare con delicatezza l’animo del lettore che, nel corso delle pagine, inevitabilmente,
viene rapito da questa storia romantica, triste, commovente.
Il protagonista è Corrado
Lazzari, il più celebre e acclamato attore del Novecento, ormai decaduto nel corpo
e nella gloria, vinto dall’età avanzata e lontano dal successo e dalla fama di
un tempo. Le feste di gala, i viaggi in giro per tutta Europa, gli spettacoli
teatrali in cui recitava affianco ad altre celebrità, hanno lasciato il posto
ad una vita forzatamente sobria, scandita dalla somministrazione dei farmaci, annegata
nei “ liquidi silenzi” di un’insopportabile solitudine all’interno di un piccolo appartamento nel cuore di Roma, dove
Corrado cerca di sopravvivere alla nostalgia del passato.
“Dentro questa stanza, ci sono poche cose. E la domenica il silenzio le
incarta”
Sembra che nessuno si ricordi più
di lui, è come se fosse calato un perenne sipario sul suo ultimo personaggio;
di tanto in tanto, qualche sporadica
telefonata ricevuta da una vecchia amica, risveglia in Corrado la speranza
che non morirà totalmente obliato dal mondo, ma allo stesso tempo lo fa sentire
ancor più goffo e miserevole, perché tutto avrebbe desiderato per sé, fuorché
muovere compassione.
E poi c’è lei, Alessandra, una
ragazza giovanissima, poco più che ventenne, che quotidianamente porta il pranzo
e la cena a domicilio nell’appartamento di Corrado. E’ una ragazza piena di
energie e di vita, lavora come cameriera per pagarsi gli studi all’università.
Il caso vuole che Alessandra studi Lettere alla Sapienza di Roma con indirizzo
teatrale. Sarà proprio quest’ultimo particolare ad innescare tra i due l’inizio
di un percorso comune che vedrà Corrado, dapprima reticente, impartire alla
giovane donna lezioni di storia del teatro e di recitazione.
Ma non solo.
Attraverso l’immortale figura di
Shakespeare ed un copione dell’Amleto
riesumato dal suo archivio pregno di atavico silenzio, avverrà qualcosa di
inaspettato per Alessandra e soprattutto per Corrado. I due, nel corso della
loro frequentazione, si incorporeranno nel ruolo di Maestro, guida, l’uno dell’altro.
I numerosi anni che separano le
loro età anagrafiche, pian piano si annullano nella forza e prepotenza dell’attimo. Tutto
improvvisamente è lì. In questo momento.
Tutto il mondo in quella stanza.
Il legame di amicizia che si crea
tra Alessandra e Corrado è fuori del tempo. E’ passionale, perché la medesima
passione funge da denominatore comune. E’ tenero a tratti, ma anche
disciplinato dalle regole della recitazione, la quale ha il potere di muovere
vita intorno, riempire una stanza vuota di applausi scroscianti e di un
pubblico indefinito.
Un romanzo che fa riflettere. Un
racconto che attraverso l’arte teatrale, ci porta a comprendere meglio la vita
reale. Ognuno di noi è un potenziale Maestro per gli altri se prima, però,
abbiamo imparato noi stessi ad aprirci alla vita, senza risparmiarci, senza
negarci volutamente la bellezza che la
vita ci riserva fino all’ultimo istante…
Non sarà la pioggia a rovinare
una giornata felice, una vita felice, una passione …felice. Tutt’altro.
“…io ho capito che avrei fatto l’attore nel momento esatto in cui ha
cominciato a piovere, dentro di me, e tutto, nella sua imperfezione, mi ha
consegnato la felicità di una cosa mia, piccola o grande che fosse. Ma soltanto
mia…la vita è uno stato mentale”
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