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Visualizzazione dei post da agosto, 2016

«Io sono molto leggero, sì, sì, leg-ge-ro, leggerissimo»

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Titolo : Il codice di Perelà Autore: Aldo Palazzeschi (1885-1974). Genere: romanzo futurista? Anti-romanzo? Satira politica? …semplicemente un romanzo geniale! In un periodo come quello alla vigilia della Grande Guerra, gli intellettuali futuristi considerati dai neutralisti e dai più moderati alla stregua di mitomani  per le loro forti affermazioni - « Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. » (dal Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti) - si fanno strada in ogni campo del sapere e della cultura con il loro mito della forza, del movimento, della velocità, del progresso, dello svecchiamento del mondo. Aldo Palazzeschi si inserisce in questo filone culturale soprattutto come esponente di quell’ondata di novità, entusiasmo e libertà espressiva in ambito letterario. Perché mi ha incuriosita il Codice di Perelà? Sicuramente per la sua trama che trovo personalmente

Miguel de Cervantes e Francesco Guccini, binomio poetico perfetto.

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Dopo una breve pausa estiva che mi ha vista in vacanza nella bella e “caliente” Spagna, oggi torno a ridare la “parola  alle parole” della letteratura dedicandone alcune proprio a quella stupenda terra. La prima naturale associazione che fa la mia mente quando pensa alla letteratura spagnola è, fanciullescamente, Miguel de Cervantes Saavedra,   ergo il famosissimo “ Don Chisciotte della Mancha” . Troppo scontato? Non se raccontato attraverso le parole di una struggente canzone del nostro Francesco Guccini. Ma procediamo per gradi. Ricordiamo tutti la storia dell’”hidalgo” spagnolo Don Chisciotte , nella vita di tutti i giorni Alonso Quijada, signorotto di campagna? In brevi passi questo è il plot : Alonso Quijada è un uomo squattrinato di umili origini che ha però una passione in grado di “arricchirlo” moralmente o almeno, nelle intenzioni: la letteratura cavalleresca . Divora libri di cavalieri e dame, di guerre combattute in nome di un codice etico elevato costellato di

Ritorno in patria

Ritorno in Patria O brezze gentili, messaggere dell'Italia! E tu fiume amatissimo, coi tuoi pioppi! Monti ondulati! E tutte voi assolate cime, Siete dunque ancora voi? O Luogo di pace! In sogno, remoto mi sei Apparso, dopo giorni di desolata nostalgia E tu mia casa e voi giocosi compagni, Alberi delle colline a me così ben noti! Quanto tempo, quanto! Lontana ormai E' la pace del fanciullo, lontane giovinezza Gioia e amore; ma tu, terra dei padri! Tu sacra e paziente, sei rimasta. Ed affinché con te sopportino e assieme a te Gioiscano, allevi, o amata, i figli tuoi ! E poi nei sogni li richiami quando lontani Vagano e si perdono, infedeli. Ma quando poi nel cuore ardente al giovincello Si placano i prepotenti desideri E attoniti restano dinanzi al destino, allora Egli si rende a te con gioia, puro. Addio dunque, gioventù, sentiero di rose Dell'amore, e addio a voi tutti sentieri Del viandante! accogli dunque e benedici Nuovamente la mia vita, o cielo della patria! Fri

Il potere della descrizione

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  "Un uomo si mette in marcia per raggiungere, passo a passo, la saggezza. Non è ancora arrivato" (prefazione a Palomar, 1983, Italo Calvino).  Palomar non è tra le opere di Italo Calvino a noi più note, perchè anche questa, ahimè, spesso non viene spesso contemplata negli studi scolastici, ed è un vero peccato! E' una raccolta di storie pubblicate sul Corriere e sulla Repubblica nel 1983, due anni prima della morte dello scrittore, ed il suo protagonista, Palomar, è l'ultimo personaggio inventato dal poliedrico Italo Calvino.  Ritengo che questo romanzo si inserisca benissimo in un percorso didattico trasversale abbracciando numerose discipline quali la filosofia, la geografia fisica, antropica e astronomica, la scienza, la linguistica e glottologia, la metafisica, la religione. Si tratta infatti dell'esperienza tutta personale di un uomo qualunque alle prese con la conoscenza del mondo nella sua totalità, o meglio, come dice lo stesso Italo Calvino

Neorealismo e parole senza filtri...

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" mica la ritrovàmo con le candele di tua madre, mica la ritrovàmo con i santi " Eccezionale scorcio del film "Ladri di biciclette" di Vittorio De Sica del 1948, eccezionale esempio di neorealismo nel cinema, di cui anche la letteratura è costellata, pensiamo a Elio Vittorini, Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Italo Calvino, e molti altri.  Il neorealismo è un movimento culturale che abbraccia ogni forma di arte e sapere,  risalente agli anni del secondo dopoguerra. Prevedibile e doloroso lo scenario storico che si apre dinanazi alla nostra mente: povertà diffusa soprattutto tra i ceti più deboli della società, orrore per le conseguenze materiali, umane, etiche del secondo conflitto mondiale, imbruttimento e spregiudicatezza nell'animo di chi, in un modo o nell'altro deve "tirare a campare".  In un linguaggio prevelentemente popolare e dialettale, i vari autori e registi, riproducono fedelmente e senza filtri o cuscinetti che attuti