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Visualizzazione dei post da luglio, 2016

Poeta maledetto?

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Oggi ho voglia di soffermarmi un pò su un poeta che, ahimè, nei programmi scolastici ha un ruolo ingiustamente marginale o addirittura, in molti casi,  non se ne fa neanche menzione: Dino Campana . Poeta dei primi anni del Novecento, toscano e figlio di una famiglia borghese molto legata all'etichetta, è meglio noto come "poeta visionario", poeta "simbolico" e, da un punto di vista più prettamente pittorico, "impressionista" per il suo talento nell'utilizzare un lessico colmo di immagini, paesaggi, colori, ma anche musica. Non mi dilungherò sulla sua vita (che non è stata tra le più felici), ma qualche parola la spenderò sulla condizione per cui Dino Campana è da molti ricordato: la sua pazzia, all'epoca diagnosticata con certezza, che lo ha condotto più di una volta a trascorrere diversi anni in istituti di cura psichiatrici, detti in gergo o, come a molti piace chiamarli con stizza , manicomi. Al di là dei dettagli sui suoi disturbi che
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IL TRENO HA FISCHIATO (Luigi Pirandello) [...] Così ilare, d’una ilarità vaga e piena di stordimento, s’era presentato all’ufficio. E, tutto il giorno, non aveva combinato niente. La sera, il capoufficio, entrando nella stanza di lui, esaminati i registri, le carte: – E come mai? Che hai combinato tutt’oggi? Belluca lo aveva guardato sorridente, quasi con un’aria d’impudenza, aprendo le mani.  – Che significa? – aveva allora esclamato il capoufficio, accostandoglisi e prendendolo per una spalla e scrollandolo. – Ohé, Belluca!  – Niente, – aveva risposto Belluca, sempre con quel sorriso tra d’impudenza e d’imbecillità su le labbra. – Il treno, signor Cavaliere. – Il treno? Che treno?  – Ha fischiato.  – Ma che diavolo dici?  – Stanotte, signor Cavaliere. Ha fischiato. L’ho sentito fischiare...  – Il treno?  – Sissignore. E se sapesse dove sono arrivato! In Siberia... oppure oppure... nelle foreste del Congo... Si fa in un attimo, signor Cavaliere! [...] Seguitava ancora,

La poesia della vita semplice

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Oggi la mia attenzione si è soffermata su una breve poesia di Umberto Saba, poeta triestino dei primi del Novecento. Leggerla provoca un sorriso di tenerezza, soprattutto per alcune parole che oggi ci sembrano banali quali "cuore, fiore, amore", ma al contempo, un sorriso un pò amaro, lo stesso che ognuno di noi mostra quando rammenta episodi dolorosi della propria vita e invece di esorcizzare il dolore e renderlo amico, lo seppellisce con mille espedienti, evitandolo, o illudendosi di farlo.  Umberto Saba non amava la poesia ermetica che tanto si stava diffondendo a quel tempo, rifiutava gli sforzi di interpretazione o decodifica a cui quei poeti costringevano i lettori, come pure gli eccessi stilistici e il lessico ricercato. La sua poesia era un concentrato di semplicità, schiettezza e spontaneità.  Amai Amai trite parole che non uno osava. M’incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo. Amai la verità che giace al fondo, quasi
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“Speriamo che cambi il vento, che venga il libeccio, e che si porti via quest’afa” (Paolo Borsellino) Palermo. Sono passati ormai ventiquattro anni da quando Paolo Borsellino pronunciò queste parole. Sperava che arrivasse un vento che spazzasse via quella cappa che già allora soffocava il nostro paese. Un vento di un'aria nuova, pulita, fatta di onestà, senso civico, rispetto e coraggio.  "La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un momento culturale ed umano che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a far sentire subito la BELLEZZA del fresco profumo di LIBERTA', e a rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi, della complicità".  (Paolo Borsellino, 1992)
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SPERANZA  Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza vorrei mettermi a vendere sai cosa? La speranza. "Speranza a buon mercato!" Per un soldo ne darei ad un solo cliente quanto basta per sei. E alla povera gente che non ha da campare darei tutta la mia speranza senza fargliela pagare. Gianni Rodari La parola del giorno, 15/07/2016 è SPERANZA, dal latino "sperare".  Indica l'attesa di un cambiamento futuro in BENE, in MEGLIO.  E' difficile oggi, alla luce delle brutture umane che sporcano la bellezza della vita, poter pronunciare con il sorriso la parola "speranza".  I nostri fratelli francesi piangono circa 80 vite spezzate dalla brutalità della follia, del non senso, dell'odio per la vita. Terrore e terrorismo, parole che in comune non hanno solo la  radice semantica, ma anche la radice emozionale. E le emozioni sono turbamento, inquietudine, paura, oppressione, ansia