Recensione al film "Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey" (2018)



Dopo una lunga pausa estiva rigenerante e fatta di svariate e straordinarie letture, oggi incuriosita anche dal titolo, mi sono imbattuta nella visione di un film che ho trovato davvero ben fatto e di un’incredibile tenerezza : Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey del regista  Mike Newell del 2018. 



Ho poi scoperto che la pellicola è ispirata all’omonimo romanzo di due autrici Mary Ann Shaffer e Annie Barrows (quest’ultima si è occupata in particolare di terminare il romanzo rimasto incompiuto a causa dell’improvvisa morte della Shaffer) pubblicato nel 2008. Naturalmente, amante dei libri quale sono, non esiterò a procurarmi e a leggere il romanzo in modo da avere una visione più completa dell’intera storia.




                                       
La storia è assieme romantica, perché descrive la nascita di un amore, o meglio, di varie forme d’amore, da quello tra esseri umani a quello per i libri e per la vita, drammatica in quanto ambientata negli anni della II guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, piena di eventi inaspettati che emergono all’improvviso ma che restano armonici con l’intera trama narrativa, e soprattutto foriera di un messaggio che non posso non condividere: la lettura e la scrittura creano legami che abbattono distanze spaziali e temporali. Per usare una frase pronunciata da  uno dei protagonisti: “Questo è il potere dei libri, è ciò che ci unisce nella diversità delle nostre vite”.


La protagonista femminile è una nota scrittrice londinese dell’Inghilterra degli anni ’40, Juliet Ashton 


interpretata nel film dalla splendida Lily James


che dopo un discreto successo tra librerie e redazioni di giornali londinesi, vive un breve periodo di “blocco” compositivo. Cerca, dunque, idee e spunti per tornare a scrivere qualcosa ma con scarsi risultati. 

Un giorno, però, riceve inaspettatamente una lettera da uno sconosciuto, un certo Dawsey Adams (interpretato dall’attore Michiel Huisman), allevatore di maiali che vive su un’isoletta nel mezzo della Manica,l’isola di  Guernsey tra Inghilterra e Francia e che ha la passione per la lettura. 


In questa lettera Dawsey mette al corrente la scrittrice di avere tra le mani un libro appartenuto proprio a lei e, proprio per questo, che avrebbe tanta voglia di conoscerla dal vivo e di invitarla a partecipare ad uno degli incontri del suo gruppo di lettura: Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey cui fanno parte altri pochi membri un po’ bizzarri ma altrettanto appassionati di libri. 

Juliet, lusingata dalla lettera ma, soprattutto incuriosita dallo strano nome di quel circolo letterario, decide senza esitazione, di partire per la piccola isola di Guernsey e conoscere questi nuovi amici lasciando temporaneamente a Londra il fidanzato Mark Reynolds (interpretato dall’attore Glen Powell), ufficiale americano, innamoratissimo di lei e intenzionato a sposarla al suo rientro tanto da suggellare la sua dedizione per l’amata con un anello di diamanti.


Juliet inizialmente parte con l’ambizioso obiettivo di raccogliere quante più informazioni possibili su questo gruppo letterario in modo da scriverne un articolo e magari un libro ma, successivamente gli eventi prendono pieghe inaspettate sia per la stessa Juliet che per lo spettatore. Inizia un intreccio di storie animate attraverso l’espediente del flash-back che si alterna armoniosamente a fatti del presente. Il tutto perfettamente amalgamato in una narrazione sempre più chiarificatrice che conduce lo spettatore all’interno del mondo dei personaggi stessi. Impossibile scollare gli occhi dalla pellicola e, immagino, anche dalle pagine dell’omonimo romanzo che si presenta interamente sotto forma epistolare.

Non racconterò, ovviamente, nessuno degli episodi ma mi preme soffermarmi sull’ambientazione storica dell’intera storia: la dominazione nazista nella piccola isola di Guernsey durante la quale i soldati tedeschi defraudarono gli abitanti di cibo (soprattutto carne di maiale), di beni personali e anche di libri.

I temi trattati sono svariati: dalla lotta e sacrificio personale contro i soprusi dei soldati nazisti all’attaccamento alla vita attraverso la condivisione di esperienze solidali e sociali quali la lettura collettiva di autori classici su cui si può argomentare, immaginare, sognare, piangere e ridere dimostrando che esistono esperienze straordinarie, come appunto la lettura, che riescono persino a rendere meno grave l’assenza di persone care o la miseria. 

E poi ancora, il tema dell’amore che, se autentico, supera i limiti della classe sociale di appartenenza o dell’ideologia politica, fino al tema predominante che è in assoluto il potere dei libri di :
aprire confini, 
respirare la libertà, 
conferire serenità, 
colmare vuoti interiori, 
accorciare distanze, 
far scoprire nuovi sentieri, 
allungare braccia su spalle curve, 
permettere a chi non può, di conoscersi ugualmente. 

La lettura, come dirà uno dei personaggi del film, dona la piacevole sensazione di appartenere a persone che non si sono ancora incontrate condividendo con esse la serenità e l’entusiasmo di un viaggio fianco a fianco, di una risata, di una riflessione comune, di un pianto liberatorio.

Amo questo modo di concepire la lettura, tant’è che nel mio romanzo d’esordio “Sinestesie” (lo cito solo per affinità contenutistiche e non per scopi promozionali), senza neanche farlo apposta, ho espresso anch’io questo stesso concetto :

“La scrittura e la lettura, per quanto possano apparire operazioni intime, costituiscono indispensabili presupposti per tessere relazioni sociali, attivare processi di comunicazione, scambio intellettuale, confronto tra vite”    (Sinestesie, Fabbrica dei Segni, pag. 8).

Insomma, il film, a mio parere, merita. E’ uno di quei film che, accanto a “Storia di una ladra di libri”, proporrei senz’altro ai miei alunni in classe per approfondire la storia del II conflitto mondiale e, ciò che auspico ancor di più, per trasmettere loro la passione e l’amore per i libri, quelli non scolastici si intende ma quelli che un giorno sceglieranno autonomamente di leggere per il piacere o il bisogno di farlo.
Ho ancora molta fiducia nei giovani e nella possibilità che tra una “digitata” sul cellulare o sul tablet, preferiscano un giorno, una impareggiabile sfogliata di pagine di libri.

Andate a guardare il film! Consigliatissimo!

                                     



Mara

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