Contrattempi Moderni di Raffaello Tullo, scritto da Raffaello Tullo  con Alessandro Clemente e Alberto Di Risio (che ne ha curato anche la regia) e con la collaborazione di Martina Salvatore, direttrice di produzione e di palco. 


Si è tenuto il giorno 26 dicembre 2021 presso il Nuovo Teatro Abeliano di Bari lo spettacolo da solista di Raffaello Tullo, già noto artista, autore, regista, musicista e mattatore della Rimbamband (oltre che caro e simpaticissimo amico da più di vent'anni). 

Ieri sera Raffaello ha debuttato per la prima volta come protagonista indiscusso del suo spettacolo teatrale dal titolo "Contrattempi moderni" che non può non riportarci alla memoria quel famoso e nostalgico capolavoro intitolato "Tempi moderni" di e con  Charlie Chaplin del 1936. 

Ma che cosa ha in comune lo spettacolo di Raffaello con il film di Charlie Chaplin? Potrei fare una lunga e dettagliata disamina degli spunti poetici che Raffaello è riuscito a cogliere dal capolavoro di Chaplin e reinterpretare in modo esilarante e personale, ma non mi permetterei mai di spoilerare ai futuri spettatori di "Contrattempi moderni" la trama comica e al contempo melanconica di questo spettacolo che strappa risate sì,  ma commuove anche e invita a riflettere sulla modernità dei nostri tempi. 

Raffaello che si muove sul palco e parla esclusivamente col corpo (lo spettacolo è infatti privo di battute o parti recitate) si trasforma in un tenero e spaesato Charlot. Quest'ultimo, come sappiamo, si smarriva tra i bulloni, gli ingranaggi e l'alienante ritmo della catena di montaggio nella fabbrica in cui lavorava, e quel lavoro ripetitivo e martellante limitava fino ad annullare, la naturalezza e la spontaneità del suo essere, fino ad una sensazione di esasperazione e smarrimento totale.  

Raffaello con un balzo temporale in avanti di quasi 90 anni rispetto a Charlot, si smarrisce tra gli strumenti e i dispositivi  tecnologici della sua nuova casa, l'esclusivo impianto di domotica che attiva accensioni e spegnimenti di ogni elettrodomestico, l' impianto di luci e suoni e un frigorifero accecante che funge un pò da vaso di Pandora nel corso dello spettacolo. Che succederà? 

Charlot logorato dai tempi e dalle modalità di lavoro della fabbrica, perderà ogni controllo sulla propria mente  e con gesto impulsivo e liberatorio, metterà mano su leve e pulsanti di quel marchingegno infernale che egli stesso manovra, e provocherà il fermo dell'intera catena produttiva. 



Raffaello, logorato dai suoni, gli squilli, i richiami, le notifiche, gli avvertimenti e gli ammonimenti di strumenti tecnologici attraverso cui la società odierna si esprime e comunica quasi in modo esclusivo, cosa farà? Come reagirà all'ingabbiamento asfissiante all'interno della fitta tela tracciata dal web e della limitante società moderna che cerca di imporre stereotipi, direzioni o passaggi obbligatori? 

Semplice, reagirà come sempre ha fatto sul palco ed anche nella vita (per chi naturalmente lo conosce di persona): con la POESIA e la sua espressione in tutte le forme possibili. 

Raffaello anima Poesia attraverso la musica e  il ballo, attraverso il tintinnio di bicchieri e stoviglie percosse da posate, attraverso il suono delle sue amate scarpe da tip tap, attraverso il ritmato battito di mani sul petto, sulle gambe e su qualsiasi superficie che si presti a originare vibrazioni, distorsioni sonore, sound, basi musicali, melodie. Il suo è un rompere schemi e divellere perimetri con la Poesia, e in fin dei conti la Poesia non è altro che l'essere genuinamente se stessi.  

La Poesia prende forma nella ilarità del pubblico che ride, che applaude, che partecipa allo spettacolo, la Poesia si muove attraverso la fantasia, l'estro creativo e quella punta di follia che in una vita lineare, incasellata, preconfezionata, è necessaria come il pane. Quello di Raffaello è un rifiuto animato, danzato e musicato  al "devi fare"e  al "devi essere" quasi imposto da un odioso stile di vita borghese, come lui stesso ha spiegato a fine spettacolo. 

E dunque, se un giorno guardandoci allo specchio, non ci riconosciamo più, se l'assordante logorio iper tecnologico della vita quotidiana non fa che acuire la nostra solitudine, se una ripetitiva voce da pappagallo non fa altro che ricordarci impegni e appuntamenti inderogabili, scandendo le ore della nostra giornata, proviamo anche noi a guardare il mondo da altre prospettive, a sovvertire un ordine, a reinventare il nostro stile di vita per poter recuperare la sua perduta autenticità. Come? ...........................

..........andate a guardare lo spettacolo "Contrattempi moderni" appena possibile, vi ispirerà!


Tantissimi complimenti a Raffaello Tullo e a tutti i professionisti che hanno lavorato e contribuito alla realizzazione e al successo di questo spettacolo.


Mara Tribuzio


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