QUASIMODO Alle fronde dei salici [da Giorno dopo giorno (1947)] E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli , all ’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento . E come avremmo potuto noi poeti comporre con il nemico nazista nel nostro territorio amato, tra i cadaveri abbandonati nelle piazze sul suolo ghiacciato dal rigido inverno, tra il pianto innocente dei bambini, tra le urla di dolore strazianti delle madri che piangevano i loro figli sacrificatisi come Cristo sulla croce? Alle fronde dei salici [1] , per un pegno di silenzio, abbiamo appeso le nostre poesie [2] , che ora restano sospese nel dolore che soffia su di noi. In questa poesia così passio...
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