Un viaggio fantastico nelle metamorfosi



In letteratura, in arte  ma, anche nel cinema, il tema della “metamorfosi” è ampiamente trattato come  uno dei molteplici aspetti  del più vasto universo del fantastico e del meraviglioso.
Il termine metamorfosi ha un’etimologia greca: metà= invece, altrimenti  e  morphè= forma, dunque assumere una forma altra rispetto a quella usuale o normale.
Si tratta di trasformazioni di corpi in altre forme (generalmente di uomini in animali o in piante o in insetti), che avvengono per vari motivi  e che, soprattutto,  aprono la mente umana ad una visione più poliedrica e molteplice del mondo, ad una pluralità di prospettive spesso insolite e stupefacenti, alla scoperta di valutazioni della realtà esterna,  inattese. Una delle principali conseguenze di una metamorfosi letteraria, ad esempio, è il processo di “straniamento” che porta colui che si è trasformato in altro essere ( e di conseguenza, anche il lettore o spettatore) , a percepire in modo non abituale la realtà circostante, cogliendone  così  aspetti  nuovi o inconsueti e provando emozioni mai provate prima. 
La metamorfosi  appare, quale fenomeno prodigioso,  già ai tempi del grande Omero (tra IX e VIII sec. A.C.) nel suo intramontabile poema “Odissea”, precisamente nel libro X, quando Ulisse ed i suoi compagni a bordo della loro nave, approdano sull’isola greca di Eea e si imbattono nell’ammaliante maga Circe. Quest’ultima attraverso una pozione magica, trasformerà alcuni compagni di Ulisse in maiali.


« E quella, subito uscì e aprì le porte splendenti
e li invitò: essi, stolti, tutti insieme la seguirono.
Euriloco invece rimase indietro: sospettò l’inganno.
Ella li condusse dentro, li fece sedere su sedie e seggi,
e per essi formaggio e farina e giallognolo miele
mescolò con vino di Pramno; e nell’impasto aggiunse
veleni funesti perché del tutto scordassero la patria terra.
Ma quando a loro lo diede ed essi bevvero, allora subito
li percosse con la sua verga e li rinchiuse nel porcile.
Ed essi di porci avevano e testa e voce e peli
e tutto il corpo, ma la mente era intatta, come prima.

Così quelli piangenti furono rinchiusi; e a loro Circe
buttò ghiande di leccio e di quercia e corniolo,
quali sempre mangiano i porci che dormono per terra. (Od. X,230-243) »

In questo caso si tratta di una trasformazione dovuta ad un incantesimo che pare umiliare il genere umano  abbassandolo alla stregua di animali sudici ed infimi. Qui, in particolare, il bersaglio di Omero  è l’ottusità dell’uomo vile e debole, privo di arguzia (quale invece è Ulisse) che, accecato da leccornie di un lauto pranzo, perde il proprio senso di responsabilità e la capacità di prevedere il rischio. Dunque la metamorfosi di Omero va letta come forma di punizione per un vizio, punizione resa ancora più straziante dalla consapevolezza (ma la mente era intatta, come prima ) di quegli uomini di essere improvvisamente imprigionati  in corpi non più loro.

Il tema delle trasformazioni straordinarie si eleva pian piano a genere letterario nell’opera grandiosa in 15 libri di esametri del poeta latino Publio Ovidio Nasone (43 a. C. – 17 d. C. circa) dal titolo appunto  “Le metamorfosi”. Vi si raccontano più di 250 miti di trasformazioni tra cui ne menziono alcuni:  il mito di Apollo e Dafne, di Pan e Siringa, di Zeus e Callisto. Vediamoli brevemente.

Nel primo mito menzionato, Apollo, essendosi vantato con troppa presunzione al cospetto di Cupido delle sue doti di arciere, e avendo persino sbeffeggiato Cupido per il non saper usare adeguatamente arco e frecce,  causò l’ira del dio dell’Amore a tal punto,  che  quest’ultimo decise di punirlo duramente. Scagliò così contro Apollo una freccia che provocava l’innamoramento, mentre contro la ninfa Dafne, figlia di Peneo, scagliò  una freccia che provocava l’odio e il disprezzo. In tal modo Apollo sarebbe stato sempre respinto dalla donna che amava sopra ogni cosa.
Apollo iniziò allora ad inseguire Dafne, cercando di convincerla a fermarsi, ma la ninfa continuò a correre, finché, ormai quasi sfinita, giunse presso il fiume Peneo, e chiese al padre di aiutarla facendo dissolvere la sua forma. Dafne si trasformò così in albero d’alloro prima che il dio riuscisse ad averla. Egli, tuttavia, decise di rendere questa pianta sempreverde e di considerarla a lui sacra: con questa avrebbe ornato la sua chioma, la cetra e la faretra; ed inoltre, d’alloro sarebbero stati incoronati in seguito i vincitori e i condottieri.



















Nel secondo mito menzionato, Ovidio narra che, Pan, figlio di Ermes si innamorò di Siringa, ninfa seguace di Diana. La ninfa, per sfuggire a Pan, scappò nei pressi di una palude dove, vedendosi raggiunta, invocò le Naiadi, che la mutarono in canne palustri. Quando Pan raggiunse quel luogo, si ritrovò al cospetto di un fascio di canne che,  mosse da vento, emanavano un suono soave e delicato. Allora il dio, utilizzò le canne per costruire uno strumento musicale: la siringa.


















Infine nel terzo mito  si narra di Zeus che, innamoratosi della ninfa Callisto notoriamente androgina, consacrata ad Artemide e per questo votata alla castità, decise di assumere le sembianze della stessa Artemide per avvicinarla e sedurla. La ninfa cedette alla passione. Dopo qualche mese, Callisto e le atre fanciulle al seguito di Artemide, dopo una battuta di caccia si fermarono presso una fonte per lavarsi. Ma quando Callisto si levò le vesti, tutte si accorsero che era incinta. Ciò causò l’ira di Artemide che cacciò la fanciulla disconoscendola. Successivamente Era, moglie di Zeus, per vendicarsi dell’adulterio di suo marito, trasformò Callisto in un’orsa.
Alla morte (causata da una freccia di Artemide) di Callisto-orsa,  Zeus tramutò ancora quest’ultima in costellazione del cielo, appunto l’Orsa Maggiore, mentre il figlio nato da Zeus e Callisto, Arcade, fu tramutato nella costellazione dell’Orsa Minore.



In ciascuno di questi miti, la metamorfosi appare, ora come mezzo per sfuggire ad un pericolo o ad una persecuzione di natura sessuale (vedi Dafne e Siringa), ora come punizione da parte di una divinità (Era trasforma in orsa Callisto)  o ancora,  come escamotage per ingannare la vittima (Zeus prende le sembianze di Artemide), infine come atto di pietà nei confronti della stessa vittima che viene premiata a conclusione delle vicende,  con l’eternità (Callisto trasformata in costellazione).  
 Ma in tutti e tre i miti, come in realtà, nella maggior parte della mitologia greca, le metamorfosi vengono utilizzate da poeti e scrittori per spiegare l’origine di un fenomeno naturale o di uno strumento musicale (siringa) o di una festività religiosa o di un particolare rituale (cingere d’alloro il capo dei condottieri vincitori).


Le metamorfosi tornano nel romanzo in undici libri “Le Metamorfosi o L’Asino d’oro” di Apuleio (126-170). 

In quest’opera, lo scrittore latino racconta le avventure di Lucio, un giovane che, recatosi in Tessaglia e trovando ospitalità a casa di un certo Milone, assiste ad alcuni incantesimi  eseguiti dalla moglie di quest’ultimo, la maga Panfila, in grado si trasformarsi in un gufo grazie ad un unguento da lei stessa preparato. 

La tentazione e la curiosità in Lucio sono troppo forti per poter resistere, per cui segretamente e con la complicità di una servetta, prova anche lui a spalmarsi l’unguento magico addosso. Sfortunatamente si tratta dell’unguento sbagliato che fa trasformare Lucio in un asino. Dopo un susseguirsi di peripezie infinite, il povero Lucio-asino ( che ci riporta inevitabilmente alla mente il famosissimo Lucignolo di Collodi in Le avventure di Pinocchio), riuscirà a riconquistare le proprie sembianze grazie all’intervento della dea Iside, del cui culto egli stesso diventerà sacerdote. 

Anche in questo caso, in apparenza, la metamorfosi “difettosa” potrebbe apparire un castigo per Lucio  da pagare per aver agito clandestinamente in casa dei padroni  e aver rubato l’unguento. In realtà il significato della trasformazione in questo romanzo è più allegorico e dobbiamo leggerlo come il percorso di espiazione, sacrificio  e umiliazione a cui deve sottoporsi  l’anima umana per poi poter elevarsi pura e libera da ogni peccato ad una dimensione più alta, religiosa e divina.


Facciamo un bel salto nella storia : anno 1912. Il grande scrittore praghese Franz Kafka compone un romanzo che avrà un successo mondiale: Le Metamorfosi
La storia del commerciante Gregor Samsa, risvegliatosi un  mattino nel corpo di un raccapricciante e immondo scarafaggio,  è nota davvero a tutti. Questa sua trasformazione inspiegabile sarà l’inizio della fine per il povero Gregor. Egli infatti non potendo più recarsi al lavoro in quelle condizioni, verrà licenziato e manderà in rovina la sua intera famiglia, composta da madre, padre e sorella, i quali vivevano praticamente sulle sue spalle. Il padre anziano sarà  costretto a trovarsi un lavoro da fattorino, la sorella Grete rinuncerà alle sue lezioni di violino. Gregor-scarafaggio vivrà confinato dapprima nella sua stanza, poi in un buio sgabuzzino, ignorato da tutti. Alla fine, sentendosi ripudiato e non più riconosciuto nel corpo di quella bestiola orribile, Gregor si lascerà morire di inedia.


Che significato ha la metamorfosi in questa storia? Non perdiamo di vista il contesto storico in cui visse Kafka. Siamo tra la fine del’800 e gli inizi del ‘900, la società umana è quella regolata da schemi comportamentali e paradigmi valoriali  fissi che, a lungo andare,  asfissiano e alienano l’uomo facendogli perdere la propria identità e il senso vero della sua vita.

Il povero Gregor, chiuso nella routine meccanica e piatta della sua vita di commesso viaggiatore, con orari fissi e giorni scanditi sempre dalle stesse fasi, si ritrova a vivere in un immobilismo emotivo e di interessi personali che prende forma nella inflessibile e dura corazza dello scarafaggio, impossibilitato per sua natura,  a muoversi liberamente e con disinvoltura. 

Ma non è tutto. 

Lo scarafaggio è anche un insetto ripugnante dinanzi al quale si prova disgusto e si tende a fuggire.  La madre di Gregor sviene addirittura quando lo vede sbucare da sotto il letto! Dunque la metamorfosi in scarafaggio è anche il simbolo della incomunicabilità degli uomini persino negli ambienti familiari. Gregor-scarafaggio  viene isolato dai suoi cari, ma la dura verità è che egli veniva già isolato da loro  quando era un essere umano. Dalla lettura del romanzo, nei suoi confronti,  non percepiamo alcun amore filiale da parte dei suoi, ma una fredda strumentalizzazione per poter vivere decorosamente (grazie al suo stipendio). Gregor era un mezzo di sostentamento, non un membro della famiglia da stimare a amare.
Dunque qui, metamorfosi  non come punizione, non come premio, non come fuga, ma come naturale (seppur nell’ambito di una narrativa fantastica) degenerazione di un male, sia esso di natura sociale, emotiva, politica, etica.


Infine un interessante excursus di metamorfosi in ambito cinematografico. Anche qui potrei citare innumerevoli esempi, ma mi limiterò a indicarne tre.

Il primo è il film “La mosca”, una pellicola del 1986 ispirata all’omonimo romanzo dell’autore George Langelaan. Si tratta di un film horror e di fantascienza assieme.

Il protagonista Seth Brundle è uno scienziato che ha costruito una macchina per il teletrasporto. Il suo sogno è sfidare le leggi del mondo. L'apparecchio funziona bene con gli oggetti, ma mostra pericolosi difetti con il teletrasporto degli esseri viventi. Dopo qualche tempo, egli perfeziona la sua invenzione e finalmente riesce a teletrasportare anche gli animali.

La situazione si complica quando, a causa di una delusione d’amore, decide egli stesso di teletrasportarsi per  fuggire da una situazione dolorosa, ma non si rende conto di essere entrato nella capsula del tempo con una mosca all'interno. Inizialmente niente sembra essere diverso, finché Seth scopre di essere diventato più forte ed anche più aggressivo e arrogante. In seguito il suo corpo inizia a mostrare segni di mutazione  sempre più evidenti, iniziando dalla perdita di unghie e denti per proseguire con il distaccamento di intere sezioni di pelle. Analizzando i dati del suo teletrasporto scopre che il suo DNA è stato unito a quello della mosca.

Il finale sarà drammatico:  non riuscendo a rendere  reversibile la sua metamorfosi, e di conseguenza,  non potendo continuare ad amare la sua donna, Seth-mosca chiederà proprio a quest’ultima, di porre fine alla sua vita con un colpo di fucile.
Qui la metamorfosi è frutto di un incidente di percorso, ma è anche uno dei rischi, esasperato in maniera fantascientifica, del tentativo dell’uomo di spingersi troppo oltre le leggi di natura, accecato dal desiderio di fama, gloria, notorietà e ricchezza, pseudo valori su cui non dobbiamo basare la nostra esistenza con accanimento.

Un altro film che racconta una metamorfosi è  Ladyhawke , del 1985 diretto da Richard Donner.
L’arcigno Vescovo di Aguillon ha scagliato una terribile maledizione contro la donna di cui è innamorato, la bella Isabeau D’Anjou, che non lo ricambia,  e contro l’ex capitano della guardia Etienne Navarre di cui la donna è invece realmente innamorata. L’uomo è destinato a trasformarsi in un lupo nero e terribile di notte,  mentre la donna  è costretta a prendere le sembianze di un bellissimo falco, di giorno. I due amanti perciò sono perennemente assieme ma non possono amarsi liberamente poiché il giorno e la notte segnano incessanti  il loro cambiamento in animali. La metamorfosi diventa così  un ostacolo terribile alla felicità.


Grazie all’ intervento di un salvatore, il giovane Philippe Gaston, soprannominato il Topo, finalmente si riesce a trovare un modo per spezzare la maledizione che lega i due sfortunati amanti. Si sta infatti avvicinando un'eclissi solare che porterà a una notte senza il giorno e un giorno senza la notte, l’unico momento possibile per sciogliere l’odioso incantesimo…
Questa storia è a lieto fine, ed anche la metamorfosi risulterà reversibile così da permettere ai due giovani di vivere liberamente il loro amore.

Cito soltanto un altro  film cult del genere fantastico-horror  che affronta il tema della metamorfosi:
Wolf - La belva è fuori ,  un film del 1994, diretto da Mike Nichols ed interpretato da Jack Nicholson, Michelle Pfeiffer e James Spader.
Questa è la storia di un uomo morso da un lupo e destinato a trasformarsi in licantropo, e per ciò stesso, impossibilitato anch'egli ad amare la sua donna. Ma il finale qui è diverso da quello drammatico della Mosca. Il licantropo non sacrificherà se stesso in nome della sua amata, ma sarà quest'ultima a cedere a sua volta alla metamorfosi e "licantropizzarsi" per continuare ad amare il suo lui. 

Ancora un esempio differente di metamorfosi dunque, sebbene qui non totale, ma parziale. Sappiamo infatti che un licantropo è per metà lupo e per metà uomo. 

Ma sono davvero innumerevoli gli esempi che si possono ancora fare.
Invito con piacere i lettori di questo mio articolo, a contribuire al suo arricchimento qualora avessero voglia e tempo e a suggerire e proporre altri esempi letterari, artistici, cinematografici di metamorfosi, un tema senza dubbio affascinante da poter proporre in classe in modo più originale, avvincente, multimediale e creativo. 

Mara Tribuzio



Fonti:







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