La poesia della vita semplice

Oggi la mia attenzione si è soffermata su una breve poesia di Umberto Saba, poeta triestino dei primi del Novecento. Leggerla provoca un sorriso di tenerezza, soprattutto per alcune parole che oggi ci sembrano banali quali "cuore, fiore, amore", ma al contempo, un sorriso un pò amaro, lo stesso che ognuno di noi mostra quando rammenta episodi dolorosi della propria vita e invece di esorcizzare il dolore e renderlo amico, lo seppellisce con mille espedienti, evitandolo, o illudendosi di farlo. 


Umberto Saba non amava la poesia ermetica che tanto si stava diffondendo a quel tempo, rifiutava gli sforzi di interpretazione o decodifica a cui quei poeti costringevano i lettori, come pure gli eccessi stilistici e il lessico ricercato. La sua poesia era un concentrato di semplicità, schiettezza e spontaneità. 


Amai


Amai trite parole che non uno

osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.


Già nel primo verso è palese il suo attaccamento alle parole "trite", o meglio, a quelle che i nuovi poeti definiscono "trite" in senso dispregiativo, in verità per Saba si tratta di parole semplici e chiare, dal significato diretto e inequivocabile, che non hanno bisogno di essere nè velate nè nascoste nè deformate. 

La rima "fiore-amore" lo incanta sempre e ancora, come incanterebbe un bambino, perchè il suono e ritmo da filastrocca che trasmette all'orecchio è inevitabilmente gioioso. Cosa importa se si tratta di parole "troppo facili e scontate"? E poi, siamo davvero sicuri (questa è una mia personale opinione) che queste parole siano così scontate? Quanti oggi non pronunciano più queste parole perchè si imbarazzano? O perchè non ne hanno tempo? Perchè sono superindaffarati ad impiegare un lessico americano da lavoro, affari, tempo libero, multimediale, social, ecc..? Oggi più di ieri, questa rima è diventata 


"la più antica difficile del mondo"

Saba amò la "verità", quella che spesso si occulta intenzionalmente sotto la superficie dei fatti e viene quasi "obliata", dimenticata  ma, quel "quasi" è d'obbligo, perchè nessuno è in grado di dimenticare il dolore. Esso si allevia quando ci si parla assieme, quando lo si riguarda negli occhi e lo si perdona per il male che ci ha provocato. Dunque verità e dolore possono diventare amici. E la poesia che ruolo svolge in questo processo di avvicinamento? Essa ci aiuterà a svelare il dolore, farlo riemergere dal nostro interno ed accettarlo con serenità.


Infine, con un presente indicativo (Amo), a fronte di due passati remoti (Amai...amai...)  che rivela la continuità dei propositi di Saba ed il suo non rinunciare alle parole comuni, il poeta si rivolge direttamente al lettore dichiarandogli apertamente di provare tanto affetto per lui che lo ascolta, gli presta ancora attenzione, nonostante il suo periodare troppo semplice e disadorno.

"Banalità" a volte è solo un termine utilizzato da chi non è in grado di cogliere il reale significato delle parole. Spesso basta  leggere o ascoltare una parola anche solo una volta per comprenderla, non serve interpretarla forzatamente, o ancor peggio, accertarsi che sia una parola già usata o abusata da altri. La ricerca di originalità può trasformarsi in rifiuto della verità. 

Infine Saba, in memoria delle sue abitudini passate in compagnia dei cari amici di sempre, rammenta il piacere del gioco delle carte, il più "abusato" di ogni tempo, e proprio per questo, il più condiviso, il più gioviale. In particolare gli viene alla memoria il brivido di svelare l'ultima carta, quella che decideva la vittoria o meno dopo la partita, quella che faceva la differenza. 

Mi congedo chiedendomi "Cosa fa oggi la differenza tra le persone? Che cosa le contraddistingue principalmente e quindi le fa saltare subito all'occhio? Il parlare un linguaggio sempre più ricco di neologismi, termini inventati o importati dalla cultura internazionale della tecnologia e dell'informatica, o dire di tanto in tanto "fiore", "cuore", "amore"? 


Mara



Commenti

  1. A me piacciono i neologismi se coincidono con nuovi concetti.
    Se invece sono usati solo per essere "alla moda", lasciano il tempo che trovano.
    In ogni caso non rinuncio a cuore-fiore-amore :-)
    Ketty

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